NO AL DDL GELMINI! PER IL SAPERE PUBBLICO, UNITI CONTRO LA CRISI!
Il collettivo universitario S.P.A.M. il 27 ottobre ha organizzato una mattinata dimobilitazione, durante la quale, studenti e precari, partendo dall’auditorium del San Paolo, si sono mossi attraverso il mercato in direzione delle varie facoltà maceratesi, distribuendo volantini e materiale informativo, per sensibilizzare la cittadinanza in merito alla questione del ddl Gelmini e sulla necessità di organizzare una protesta generalizzata che ne richieda il ritiro.
Il disegno di legge per la riforma universitaria proposto dal governo è attualmente fermo alla camera dei deputati per questioni di bilancio, ma, stando alle intenzioni del ministero, sarà discusso e votato subito dopo l’approvazione della prossima finanziaria.
- RIFORMA DELLA GOVERNANCE E ACCENTRAMENTO DEL POTERE NELLE MANI DEL RETTORE E DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Il senato accademico perderà gran parte del suo potere decisionale per divenire un organo quasi ed esclusivamente consultivo. Ciò corrisponde ad una messa in discussione dello stesso principio di democrazia universitaria.
- PARTECIPAZIONE DI ENTI PRIVATI AI LAVORI DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Provvedimento che scavalca l’idea di un’università pubblica e libera delineando una propensione a gestire in termini aziendalistici (e quindi privatistici) il sistema di istruzione e di ricerca.
- IL RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO. Il ricercatore non sarà più incorporato all’interno dell’organico d’ateneo ma diverrà una figura precaria che alla scadenza di due contratti a tempo determinato di 3 anni ciascuno dovrà vedersi confermare la possibilità di collaborazione con l’università.
- MERITOCRAZIA. Agli studenti meritevoli, rilevati in base a test nazionali standard, viene promessa una borsa di studio che dovrà però essere restituita integralmente successivamente alla laurea. Ciò comporta un indebitamento dello studente che, con ogni probabilità, non si troverà nelle condizioni di poter restituire il prestito, data anche la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro.
Il ddl Gelmini rappresenta la fase conclusiva di un’operazione politica tesa all’affossamento dell’università pubblica, operazione di cui la legge 133 del 2008 (la quale prevedeva ingenti tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario) è stata una tappa determinante.
A livello nazionale si è sollevata, in queste ultime settimane, una mobilitazione che chiede l’immediato ritiro del ddl e una vera riforma volta ad invertire il processo di dequalificazione che da almeno un decennio sta investendo il sistema universitario e scolastico italiano.
E’ chiara inoltre la necessità di generalizzare la protesta aprendola alle istanze degli operai che stanno lottando contro la soppressione dei loro diritti fondamentali, dei lavoratori precari della scuola, e dei movimenti che lottano contro la privatizzazione di altri beni comuni come l’acqua e l’ambiente o per i diritti dei migranti.
A Macerata, all’interno di un ateneo che sta già facendo pesantemente i conti con i tagli imposti dalla legge 133 e che si è trovato a dover ridurre significativamente l’offerta formativa, Giovedì scorso si è svolta un’assemblea generale dalla quale sono uscite le seguenti proposte:
- Costituire un’assemblea aperta e liberamente partecipata che riunendosi periodicamente si faccia promotrice della protesta ma al contempo elabori proposte alternative all’attuale disegno di legge.
- Promozione di incontri e giornate di mobilitazione al cui interno coinvolgere e sensibilizzare tutte le realtà territoriali oltre che universitarie al fine di individuare intenti comuni e comuni forme di lotta.
- PARTECIPAZIONE DI ENTI PRIVATI AI LAVORI DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE. Provvedimento che scavalca l’idea di un’università pubblica e libera delineando una propensione a gestire in termini aziendalistici (e quindi privatistici) il sistema di istruzione e di ricerca.
- IL RICERCATORE A TEMPO DETERMINATO. Il ricercatore non sarà più incorporato all’interno dell’organico d’ateneo ma diverrà una figura precaria che alla scadenza di due contratti a tempo determinato di 3 anni ciascuno dovrà vedersi confermare la possibilità di collaborazione con l’università.
- MERITOCRAZIA. Agli studenti meritevoli, rilevati in base a test nazionali standard, viene promessa una borsa di studio che dovrà però essere restituita integralmente successivamente alla laurea. Ciò comporta un indebitamento dello studente che, con ogni probabilità, non si troverà nelle condizioni di poter restituire il prestito, data anche la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro.
Il ddl Gelmini rappresenta la fase conclusiva di un’operazione politica tesa all’affossamento dell’università pubblica, operazione di cui la legge 133 del 2008 (la quale prevedeva ingenti tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario) è stata una tappa determinante.
A livello nazionale si è sollevata, in queste ultime settimane, una mobilitazione che chiede l’immediato ritiro del ddl e una vera riforma volta ad invertire il processo di dequalificazione che da almeno un decennio sta investendo il sistema universitario e scolastico italiano.
E’ chiara inoltre la necessità di generalizzare la protesta aprendola alle istanze degli operai che stanno lottando contro la soppressione dei loro diritti fondamentali, dei lavoratori precari della scuola, e dei movimenti che lottano contro la privatizzazione di altri beni comuni come l’acqua e l’ambiente o per i diritti dei migranti.
A Macerata, all’interno di un ateneo che sta già facendo pesantemente i conti con i tagli imposti dalla legge 133 e che si è trovato a dover ridurre significativamente l’offerta formativa, Giovedì scorso si è svolta un’assemblea generale dalla quale sono uscite le seguenti proposte:
- Costituire un’assemblea aperta e liberamente partecipata che riunendosi periodicamente si faccia promotrice della protesta ma al contempo elabori proposte alternative all’attuale disegno di legge.
- Promozione di incontri e giornate di mobilitazione al cui interno coinvolgere e sensibilizzare tutte le realtà territoriali oltre che universitarie al fine di individuare intenti comuni e comuni forme di lotta.
Collettivo S.P.A.M.